Briganti, natura e muri d’arte nell’antica Lucania
Per capire una città a volte è utile partire dallo stadio. Nell’ “Alfredo Viviani” di Potenza si percepisce quanto forte sia l’abbraccio della città nei confronti della propria squadra. Simbolo identitario al punto che il vessillo degli ultras è Carmine Crocco, il “generale dei briganti” che nel periodo post-unitario combatté per la sua terra. Eroe popolare, anche se per i sabaudi era, naturalmente, un “fuorilegge”. Come fa effetto pure il murales dipinto all’esterno del piccolo stadio che raffigura il “Potenza miracolo” che negli anni ’60 militò in serie B e sfiorò la serie A: in quella squadra militava anche Roberto Boninsegna, indimenticato protagonista con l’Italia ai mondiali del 1970 (segnò anche il momentaneo pareggio nella finale poi persa col Brasile) e con l’Inter e poi la Juve.
Potenza è una città sorprendente, capoluogo di regione più alto d’Italia (819 metri), arroccata su un crinale che domina la valle del Basento. Nei reperti custoditi al Museo Archeologico Nazionale Dinu Adamesteanu si comprende quanto lontana nel tempo sia l’origine di questa città. I ritrovamenti nell’antica Satriano (Satrianum) risalenti fino all’VIII secolo, lo dimostrano. Potenza che esibisce le sue chiese (la duecentesca San Francesco e la romanica San Michele innanzitutto), i suoi palazzi e anche il suo piccolo teatro ottocentesco: un bijoux. Via Pretoria fa da quinta a una passeggiata nella storia, al centro del decumano romano della città.
Potenza è anche il suo territorio, un manto trapuntato di gemme preziose. Sono tante, alcune poco conosciute. Siamo nell’antica Lucania, regione che era più vasta dell’attuale Basilicata, e qui c’è, discreta e appartata, la Valle del Melandro. La valle più dipinta d’Italia, dove alcuni borghi hanno scelto di proporsi come suggestiva ‘lavagna’ per murales d’autore. Satriano di Lucania, soprattutto. Il paese dove nacque Giovanni Di Gregorio di Pietrafesa (oggi Satriano di Lucania), pittore manierista del XVII secolo, le cui opere sono disseminate nella valle. Satriano è città di pietra e di colore: i grandi murales, realizzati su iniziativa dell’associazione “Arte per la valle”, regalano suggestioni profonde, fanno rivivere personaggi e storie dimenticati. Come la maschera popolare del “Rumita”. Ogni scorcio è una visione sul passato e sulle tradizioni locali. Anche a Sant’Angelo Le Fratte l’arte dipinta ha un che di onirico: è il paese della cantine scavate nella roccia e dell’arte contemporanea, dove la multimedialità fa rivivere il mito del vescovo Caramuel Lobkowitz, qui in missione apostolica dal 1657 al 1672.
Anche Savoia di Lucania è famosa per i suoi murales, alcuni dei quali raccontano la vita di Giovanni Passannante, l’anarchico che nel 1878 attentò alla vita di Re Umberto I di Savoia, le cui spoglie dopo combattute dispute sono state riportate in paese pochi anni fa. Dopo l’attentato al re, al paese, che si chiamava Salvia, fu imposto il nome attuale. Ma sono sempre di più quelli che vorrebbero il ritorno al vecchio nome… Il borgo è fonte di attrazione anche per le cascate del Tuorno.
A Sasso di Castalda si trova la splendida faggeta de “La Costara”. Il borgo si presenta con grappolo di case restaurate magnificamente, nacquero i genitori di Rocco Petrone, l’ingegnere della Nasa che progettò la rampa di lancio dell’Apollo 11 e scandì il countdown durante il primo sbarco dell’uomo sulla Luna nel 1969. Sasso oggi deve la celebrità al suo ponte “tibetano” – il Ponte alla Luna – sospeso su corde d’acciaio, su cui si cammina a cento metri d’altezza con davanti (e sotto) un panorama da vertigine, anche emotiva. Poi in osteria dall’adrenalina si passa ai sapori più autentici di questa zona.
C’è poi Brienza, dove il tempo sembra essersi fermato. Il borgo antico ai piedi del castello Caracciolo è maestosamente adagiato sul crinale di un colle. Partirà dal completamento del restauro del maniero, si auspica, anche il recupero delle case che portano ancora i segni del terremoto del 23 novembre 1980, quello della vicina Irpinia. Brienza ha un’aria solenne, da nobile decaduta eppur ancora ammaliante. Qui nacque Francesco Mario Pagano, giurista, filosofo ed eroe della Repubblica Partenopea. Giù verso il fiume si alza ancora il perimetro dell’antica chiesa di San Martino.
Una picchiata verso il Mar Tirreno ed ecco comparire Maratea, la perla più luminosa del litorale, dominata dalla rupe di San Biagio, dove si erge la gigantesca statua del Redentore, alta ben 23 metri. Lungo la costa baie e baiette rifulgono di colori azzurro e smeraldo, alternando visioni di sublime bellezza. Maratea è il luogo ideale dove poter assistere al tramonto, fra scogli e insenature, piante esotiche… Se ne innamorò anche il conte Stefano Rivetti di Val Cervo, tanto da sceglierla come residenza e luogo per lo sviluppo delle sue attività imprenditoriali. Costruì il bellissimo complesso turistico e naturalistico di Santavenere, il “5 stelle” simbolo di Maratea.
Infine il patrimonio di biodiversità di questa parte di Lucania, che genera un’enogastronomia unica e ricca di sapori. Dal peperone crusco, agli strascinati (pasta che assomiglia alle orecchiette), ai vari caciocavallo, alla lucanica, ai salumi, al pane casereccio fatto con grani antichi. E poi il pesce di Maratea, a partire dal polpo. Tutto qui è invitante, perché questa terra è bella, buona e accogliente. Impossibile non innamorarsene. Il tutto lo abbiamo scoperto in un press tour organizzato dal tour operator ImmaTravel per conto dell’APT Basilicata.